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Storia vulcanologica

Con i Campi Flegrei e il Vesuvio, Ischia costituisce la classica area vulcanica attiva della Provincia Potassica Romana Quaternaria dell'Italia centro-meridionale. Fino all'inizio dello scorso secolo si è ritenuto che Ischia fosse un unico grande edificio vulcanico, contornato da crateri minori. Tra il 1927-1928, invece, il geologo svizzero A. Rittman formulò un'altra ipotesi supportata da uno studio petrografo su ben 600 campioni: l'isola non è un vulcano, ma un horst-vulcano-tettonico (serie di zolle variamente sollevate e inclinate) di cui l'Epomeo rappresenta la parte più alta della zona centrale sollevata e inclinata verso SE. Dalle faglie dell'horst si sarebbero insediati più centri eruttivi da cui sarebbe fuoriuscito il magma cha ha prodotto l'attuale morfologia dell'isola.
L'attività vulcanica che ha portato alla formazione dell'isola d'Ischia ha attraversato varie tappe:

  • Mesozoico più recente (c.a. 40 ml di anni fa): quasi tutta l'Italia era immersa nel mare; nell'attuale Mar Tirreno, invece, c'era la terraferma, la "Tirrenide", con un'alta catena montuosa. Con la lenta immersione della Tirrenide si sollevarono le parti del fondo marino poste a Nord e a Est di essa, con la lenta emersione dell'Appennino e dell'Italia. Di questo territorio faceva parte quella che oggi è l'Isola d'Ischia; della terraferma, quindi, costituita da dolomie mesozoiche e da calcari.
  • Cenozoico più recente (c.a. 10 ml di anni fa) - Neozoico (o Quaternario) più antico: con la rotazione antioraria della penisola italiana iniziata circa 10 ml di anni fa, che portò al distacco lento delle isole maggiori (Sardegna, Sicilia e Corsica) dal resto della penisola, si formò una spaccatura detta "Faglia tirrenica", che giungeva probabilmente fin verso il Vesuvio e oltre e ancora si prolungava a ovest. A causa poi dell'orogenesi appenninica, i magmi fuoriusciti dalla Faglia tirrenica rompevano la terraferma in zolle. Lungo le faglie in direzione appenninica (NW-SE) e tirrenica (ENE- WSW) e le fratture, il magma di tipo trachitico si intrudeva fino a raggiungere la superficie. Si era formato un apparato vulcanico che avrebbe occupato un'area più estesa dell'attuale isola. Successivamente si aprirono nuove faglie dalle quali vennero fuori nubi ardenti, cioè sospensioni di brandelli di lava, ceneri, pomici e gas caldi, carichi di detriti solidi, tali da non riuscire a innalzarsi: perciò defluivano, traboccavano, comprendo zone di estesissime aree e saldandosi dando origine ad uno spesso strato ignimbritico.
  • 130.000 - 100.000 anni fa (Quaternario): ma la quantità enorme di materia che era stata lanciata fuori creava conseguentemente dei vuoti nell'interno, che non potevano rimanere tali: la crosta sovrastante cedeva e lo strato ignimbritico finiva con l'andare sotto il mare per poi trasformarsi nel Tufo verde. L'apparato vulcanico precedente fu interessato dunque, da uno sprofondamento calderico (cioè una struttura vulcanica depressa di forma circolare) in corrispondenza dell'attuale zona centrale d'Ischia. In seno a tale struttura depositi piroclastici acquisirono, mediante fenomeni litogenetici, una maggiore compattezza e consolidamento; in virtù di fenomeni diagenetici, invece, con reazioni chimiche tra i minerali preesistenti e fluido interstiziale, nuovi materiali, che conferirono, probabilmente, ai depositi piroclastici il caratteristico colore verde. Contemporaneamente su questi tufi si depositavano fanghi ed argilla contenenti resti di organismi marini. Lungo la frattura ad andamento anulare continuò l'attività vulcanica con la formazione di duomi, coni di scorie, colate di lava (Castello Aragonese, S. Angelo, Punta Chiarito, Punta Imperatore, Monte Vico ). A questo periodo appartengono anche alcune colate laviche molto viscose che formano la penisola di Punta S. Pancrazio, Punta della Cannuccia.
  • 100.000 - 56.000 anni fa: periodo di inattività: durante questo periodo si ebbe l'erosione e lo smantellamento dell'area per azione del mare e di altri agenti esogeni (vento, pioggia, ecc.).
  • 56.000 - 50.000 anni fa: riprese l'attività vulcanica con una spaventosa eruzione di Tufo Verde. Le indagini geologiche rivelano che il centro emissione di questo materiale si localizzò nella parte meridionale dell'isola tra S. Angelo e i Maronti .Vi fu una grande colata di materiali (pomici, ceneri, lapilli, brandelli di lava, gas, ecc.) che andò a riempire la depressione calderica per centinaia di metri.
  • 50.000 - 40.000 anni fa: vi fu un'altra fase di riposo o quiescenza ed il territorio subì l'azione del mare e degli altri agenti atmosferici.
  • 40.000 - 33.000 anni fa: riprese attività vulcanica concentrandosi nella parte sud occidentale dell'isola. Si formò, tra S.Angelo e Forio, a mare ,un grosso centro eruttivo che ricoprì di tufo questa zona. Si ebbe così la deposizione dei cosiddetti tufi di Citara. Contemporaneamente la parte settentrionale dell'isola fu invasa dalle mare a causa di un ulteriore lento abbassamento della zona. Nel bacino che si formò, successivamente si deposero i prodotti vulcanici provenienti dallo smantellamento delle aree circostanti e i prodotti vulcanici provenienti da eruzioni che si ebbero, in quell'intervallo di tempo sia in zone vicine ( tufi di Citara ) sia sul continente (Ignimbrite Campana).
  • 33.000 - 28.000 anni fa: ci fu una nuova fase di riposo.
  • 28.000 - 15.000 anni fa: iniziò un nuovo ciclo. In questo intervallo l'attività vulcanica si concentrò nella parte sud occidentale e nel settore sud orientale dell'isola con la formazione di numerosi centri eruttivi:
Zona sud-occidentale: iniziò la formazione e l'attività dei centri eruttivi dello: Scarrupo di Panza, di Pilaro, Cava Pelara e di Campotese,
Zona sud-orientale: si ebbe lo sprofondamento di una parte del settore lungo una faglia NE-SW e la formazione del vulcano della secca d'Ischia che insieme ai prodotti di altri centri eruttivi ricoprì di pozzolane (cineriti bianche ) tutta la parte orientale dell'isola.
Zona centrale: si sollevò lo strato di tufo verde e le rocce sovrastanti a causa della risalita di magma fuso in un condotto che si arrestò tra strati di rocce ad alcuni Km di profondità formando un bacino magmatico. (nella figura è rappresentata la sezione dell'isola d'Ischia con il bacino magmatico).

Al procedere del sollevamento ai bordi del blocco si crearono numerose fratture ad andamento N-S ed E-O. Lungo queste fratture si manifestarono sia fenomeni vulcanici che sismici. In particolare lungo la fascia di frattura diretta N-S, ad est dell'Epomeo si sviluppò un'intesa attività eruttiva che iniziò circa 10.000 anni fa e continuò fino ai tempi storici con la formazione di duomi come: Monte Rotaro, Montagnone-Maschiatta, Porto di Ischia, Trippodi, Costa Sparaina, Vateliero, Cava Nocella, Molara. L'eruzione storica più recente è stata quella dell'arso del 1301-1302.
 
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